Racconto da "La trattoria" scritto da Michele Scaperrotta


Il fiumiciattolo


Poco lontano dalla trattoria scorreva un fiumiciattolo.
C’era un tratto in mezzo ai boschi dove il fiume si allargava e li poco distante c’era una piccola fabbrica di sapone.
In estate, nelle giornate di luglio, quando quel caldo ti soffoca e ti fa sudare esageratamente, noi ragazzini tutti là al nostro ‘mare’ a fare il bagno.
Rigorosamente in mutande, quale costume, non esistevano forse, boh!
Una goduria che non ti dico.
Pericoli all’apparenza non sembravano essercene, o meglio, i ragazzini di solito non li vedono o forse hanno una propensione al pericolo innata e un angelo sempre pronto ad intervenire!
In un angolo di questo rigonfiamento del fiume c’era un ‘mulinello’ si, se ci capiti ti senti trascinare sotto e non riesci a liberarti, sembra che la tua forza sia inesistente.
Roberto, che era il più grandicello e quindi il capo del branco, era anche il più scalmanato, ma lo doveva fare anche per dimostrare d’esser il capo, altrimenti che capo era?
Non sapendo del mulinello si buttò proprio in quell’ angolo maledetto, all’inizio sembrava tutto ok, tutto normale, ma poco dopo vedevamo che si dimenava disordinatamente, urlava, non ce la faceva
“Aiuto!” gridava.
Che fare?
Ecco che gli Angeli esistono e solo nel bisogno li vedi!
Mi venne un’idea, presi un lungo bastone di robinia che utilizzavo per farmi spazio nel bosco e glielo avvicinai urlandogli di aggrapparsi.
All’inizio non ci riusciva, ma dopo diversi tentativi e con la forza della disperazione, eccolo aggrappato e noi ragazzini sulla sponda a tirare.
A fatica e in qualche modo ecco Roberto tra di noi
sano e salvo. Rimesso a nuovo ci dirigemmo verso casa, ma nessuno raccontò mai questo episodio perché sarebbero arrivate altre ‘botte’ per noi.
A quei tempo la pedagogia funzionava in questo modo.
Se ti lamentavi e raccontavi dell’accaduto, oltre a sgridarti che non lo avresti dovuto fare, aggiunta di botte.
“Così ti ricordi la prossima volta.” Di solito questa era la giustificazione ufficiale di mia madre.
Chissà forse aveva pure ragione?
Io non contestavo, queste erano le regole di noi tutti e in fondo le accettavamo, ci andavano anche bene.
Ora tutto è più difficile, complicato.
Questo fiumiciattolo aveva un’ acqua trasparente e molte volte io e i miei amici facevamo il bagno, quello vero dico, quello che oggi ti fai in casa.
Usavamo come sapone le foglie.
Sì, queste essendo vicine alla fabbrica di sapone, erano, se sfregate tra di loro, come un sapone.
Spesso mi son lavato là dentro.
Può sembrare incredibile ma è verità.

Continua.....................


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