Racconti da "La trattoria" di Michele Scaperrotta


Il padre della figlia prostituta



Li poco distante dalla trattoria viveva una strana coppia, un padre con una figlia, molto bella e giovane.
E non era una fata di certo, ma ricordo che aveva gli occhi azzurri con lunghi capelli biondi.
Lui, il padre, gentile e riservato, uno che non dava troppa confidenza, non parlava con nessuno, tranne che con la figlia e con mio padre, di tanto in tanto.
Il mezzo di trasporto era una vecchia bicicletta da uomo, sì quella con la canna, dove la figlia si sedeva col culo e le gambe lateralmente penzolanti.
Spesso venivano alla trattoria per un piatto caldo di pasta.
Ai tempi non capivo molto, non indagavo sui mestieri delle persone, poi crescendo purtroppo capii.
Questo padre disgraziato, verso le due del pomeriggio, dopo un misero pranzo, partiva in bicicletta e portava la figlia a lavorare o meglio a ‘battere’, cioè la lasciava in una via nota ai tempi.
Lì ci stavano le puttane.
Insomma quell’angelo biondo in realtà era una prostituta.
Che tristezza!
Colpa di un padre delinquente o della miseria?
Non lo saprò mai.
Ma ancora oggi ricordo quel viso troppo bello e delicato di una bambina che era cresciuta troppo alla svelta e che forse non aveva mai giocato con le bambole ma solo con cazzi di vecchi porci e mariti stronzi.
Il mondo gira anche così se non hai soldi.
In tanti fingiamo di non vedere, di condannare, ma poi che facciamo per cambiarlo?
Un cazzo, un cazzo di niente!
Alla sera nelle nostre calde case, davanti ad un buon piatto di pasta ce ne freghiamo abbondantemente di chi sta peggio, in fondo che possiamo fare? Ci domandiamo.
E poi la domenica una buona confessione e tutto prosegue come prima.
Cioè alla cazzo!



Andrea


Tra i clienti della trattoria c’era Andrea, un omosessuale dichiarato.
Mia madre stava guardinga con questo cliente, credeva forse che fosse contagioso!
E poi a quei tempi, queste persone non erano tanto accettate, ben viste ed ogni cosa che riguardasse loro veniva bisbigliata, mai detta a voce normale.
Un pomeriggio d’estate, uno di quelli che rompono per il troppo caldo, che ti senti appiccicoso, me ne stavo addormentato sul divano della cucina e la Teresona chiacchierava del più e del meno con mia madre, non potevano di certo immaginare che in realtà ero sveglio, me ne stavo con gli occhi chiusi. Sicuro che prima o poi avessero pettegolato su qualcosa o qualcuno del rione, ed io che ero un curiosone, mi sentivo più grande se venivo a conoscenza dei fatti dei vicini.
Inizia la Teresona, con voce sommessa: “Ma hai sentito che si dice di Andrea?”  “No” risponde mia madre.
“Ma come non sai che è stato ricoverato all’ospedale d’urgenza”.
“Ma quando?”
“Una settimana fa”
“ Ma che ha avuto?”
“Si avuto”.
Replica la Teresona.
“Era con quell’altro come lui, Giorgio, che ha pure due figli.
Questo pare che gli abbia ficcato nel culo (orifizio anale per i benpensanti) il pallino del biliardo!”
“Cosa…..la pallina nel culo, ma non gli faceva male?”
“Male! Quello urlava all’inizio dal piacere poi son cazzi, non usciva più ” quindi di corsa all’ospedale. Pare che ce l’hanno fatta senza operarlo.
“Che schifo! Ma come si fa la pallina nel culo!”
A quel punto ho aperto gli occhi e mi son messo a ridere mentre scappavo e la Teresona mi gridava: “Giovanin, non dire niente, capito!
Per l’amor di Dio, capito! Se sanno che diciamo ste cose ci ammazzano quei due!”

Continua.........




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